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San Giorgio

Ultima modifica 3 marzo 2018

La moderna citta' e' formata da due abitati, ben distinti, nati dopo il terremoto del 1693 che rase al suolo quasi completamente l'antica Ragusa. 
Nella parte orientale, sulla stessa collina dove sorgeva la citta', fu ricostruito il nucleo piu' antico che rispecchia l'impianto medioevale dell'abitato distrutto dal sisma, con i suoi vicoli acciottolati, le ripide scale, le strade tortuose, sulle quali, come per incanto, si aprono le grandi strutture chiesastiche e i palazzi nobiliari. 
La parte occidentale della citta', quella nuova, e' stata invece costruita con il classico impianto a scacchiera, come e' avvenuto per altri centri del Val di Noto. 
La diversa fisionomia e il dualismo della citta' si rispecchiano anche nei Santi Patroni: San Giorgio per la parte orientale, San Giovanni per quella occidentale.

San Giorgio tra storia e mito:
Fra tutti i Santi guerrieri che hanno subito il martirio per la loro fede , Giorgio e' quello che spicca in tutto il mondo cristiano. Nacque in Palestina alla fine del IIº secolo, intorno al 280, da genitori benestanti e di elevato ceto sociale. Il padre, Geronzio, era persiano, la madre, Policronia, della Cappadocia, cristiani ambedue, per cui Giorgio fu educato nella fede che professavano i genitori. Divenuto ufficiale delle milizie romane, dono' ai poveri tutti i suoi averi e testimonio' la sua fede cristiana dinanzi a Daciano, imperatore dei Persiani,( in molte storie questo re e' sostituito da Diocleziano, sicuramente piu' verosimile perche' in quel periodo la Palestina era sotto il dominio romano) ) e a 72 re , vassalli dell'imperatore, da lui convocati per decidere le misure da prendere contro i cristiani. Giorgio si rifiuta di sacrificare agli dei, con un gesto fa cadere gli idoli, strappa l'editto di condanna e lo lancia contro l'imperatore. Viene imprigionato e cominciano le numerose e spettacolari scene del martirio: fu spogliato delle vesti, flagellato con nervi di bue, costretto a mettere calzari infuocati irti di chiodi, colpito da martellate tante violente da rompergli la testa, legato e sospeso in aria. Non muore, anzi in carcere ha una visione di Cristo che lo guarisce dalle ferite. Allora gli mandano un mago, Atanasio, per vincerlo con un incantesimo e farlo cosi' abiurare. 
Ma e' Giorgio a convertire il mago, che, per l'insuccesso, viene martirizzato e decapitato. Dopo questo inaspettato epilogo Giorgio viene ancora suppliziato e tagliato in due con una ruota irta di spade, ma risuscita e converte il capo dei carnefici Anatolio ( magister militum) che a sua volta viene decapitato con tutti i suoi soldati.

Sembra invincibile, corazzato nella sua fede. Uno dei re vassalli di Daciano, Tranquillino, lo sfida a dimostrare la forza della fede cristiana che lo preserva da ogni supplizio. Giorgio risuscita allora 17 persone morte da 650 anni, le battezza e le fa sparire; ma non basta, viene ancora squartato e buttato nel piombo bollente. Gli appare Cristo che lo risuscita. Alla vista di tanti tormenti inflittigli dai quali esce vittorioso, si converte pure la moglie di Daciano, l'imperatrice Alessandra, che viene anch'essa condannata a morte e decapitata. Dal patibolo chiede a Giorgio che ne sara' di lei che non ha potuto essere battezzata, e riceve la celebre risposta: "il tuo sangue ti sarà battesimo e corona". 
L'indomani Giorgio fu decapitato. Correva l'anno 303.

La basilica a lui dedicata in Palestina, a Lydda, fu incendiata dai Persiani all'inizio del VII secolo, immediatamente ricostruita e ancora rasa al suolo dal califfo Hakim nel 1010 . Ricostruita per la seconda volta, fu distrutta nel 1099 per impedire ai crociati di usure le travi del tetto come arieti, ma i crociati la rieressero per la terza volta. Fu distrutta ancora nel 1191 quando il re d'Inghilterra Riccardo Plantageneto, cuor di leone, combatte', durante la III^ crociata, contro il Saladino . Riccardo, convinto che San Giorgio avesse protetto l'esercito cristiano durante tutte le battaglie contro i musulmani, soprattutto durante l'assedio e la conquista della citta' - fortezza di Acri (1191) ne introdusse il culto in Inghilterra e nel 1222 il Santo fu proclamato dal sinodo dei vescovi "Patrono d'Inghilterra", e lo e' da quella data.

Scarsi i documenti storici sicuramente attendibili su San Giorgio; pochi passi dello scrittore latino Teodosio Perigeta (530 circa) che dice: "in Diospolin, ubi Sanctus Georgius martirizatus est, ibi et corpus eius et multa mirabilia fiunt". 
Il luogo della sua sepoltura, una basilica cimiteriale del V secolo, e' a Lydda (l'antica Diospoli) nelle cui vicinanze e' stata ritrovata una iscrizione greca del 368 che parla della "casa dei Santi e trionfanti martiri Giorgio e compagni". 
Il resto che ci viene tramandato deriva da una "passio Georgii" scritta intorno al V secolo, apocrifa, e dalla successiva "legenda aurea" di Giacomo da Varazze del 1298, a cui si aggiunge, nel corso di millesettecento anni, un enorme numero di altre "passio"(greche, copte, siriache) e omelie, panegirici, lodi e altro. 
La vita e soprattutto il martirio del Santo hanno diverse versioni, con alternative ai supplizi subiti, e anche i nomi dei personaggi che vi intervengono a vario titolo non sempre coincidono.

San Giorgio e' uno dei Santi piu' amati in oriente e in occidente, e si puo' dire che il suo culto universale e' inversamente proporzionale alle notizie sulla sua vita. La chiesa russa lo considera "ieromartire" (o megalomartire), molte Nazioni e citta' lo hanno come Patrono (come l'Inghilterra, il Portogallo o la Georgia che ne porta il nome "terra di Giorgio") e gli hanno persino intitolato un cratere sulla luna. 
A San Giorgio e' dedicata la prima iscrizione poetica in lingua italiana che si conosce, all'interno della lunetta nella facciata della Cattedrale di Ferrara, dove e' pure la prima rappresentazione conosciuta di San Giorgio a cavallo che uccide il drago.

Bisogna dire che di questo Santo esistono due raffigurazioni: racchiuso in una corazza , a piedi, con la spada, e a cavallo nell'atto di uccidere il drago. 
Questa seconda rappresentazione risale al tempo dei crociati che avendo visto a Costantinopoli una statua equestre colossale dell'imperatore Costantino (la statua fu portata a Roma, e la testa gigantesca è stata di recente posta nei musei capitolini) che ha sotto i piedi del cavallo impennato un drago mostruoso, la attribuirono a San Giorgio. 
La leggenda narra che un enorme drago uscisse periodicamente dal fondo degli abissi e avvicinandosi alla citta' portasse morte e distruzione con il fuoco che gli usciva dalle fauci. Per placarlo gli abitanti gli offrivano in sacrificio umano giovani vittime estratte a sorte. Un anno tocco' alla figlia del re, che in lacrime accompagno' la figlia sul luogo del sacrificio. Quando il drago uscì dall'acqua per divorare la preda un giovane cavaliere che veniva dalla Cappadocia, Giorgio appunto, sguaino' la spada, e in nome di Cristo, ridusse il mostro mansueto come un agnello e poi lo fini' con una lancia. 
In Sicilia il culto di San Giorgio, che gia' esisteva sin dal Vº secolo, divenne grandissimo perche' nella celebre battaglia di Cerami del 1063, quando l'esercito cristiano guidato da Roberto il Guiscardo sconfisse quello islamico, ai Normanni apparve un cavaliere armato di spada, con un vessillo bianco sul quale era una grande croce rossa, che li guido' alla vittoria. Questa battaglia segno' la conquista della Sicilia da parte dei Normanni che da quel momento venerarono San Giorgio come loro patrono e protettore attribuendogli il titolo di "Vittorioso". Nella nostra citta' gia' nel 1091 Goffredo, il primo dei tre conti normanni di Ragusa, faceva donazioni alla Chiesa Madre di S Giorgio, e probabilmente ingrandirono e modificarono quella gia' esistente.

E' ovvio che nel corso di 17 secoli, con una storia così affascinante, la fantasia popolare si sia scatenata ricamando su fatti essenziali e veritieri, ma lontani nel tempo, riportati oralmente da religiosi e pellegrini che non si attenevano alle fonti, ma anzi ci costruivano sopra secondo la loro immaginazione.

La Festa:
Per l'occasione la Chiesa Madre viene addobbata con antichi drappi e portali di damasco rosso e grandi composizioni floreali. La statua di San Giorgio e l'Arca Santa vengono esposte alla venerazione dei fedeli ai due lati del transetto dove rimangono sino a quando, con una suggestiva cerimonia, non vengono riposte nelle loro nicchie sopra le porte laterali.

Il venerdi' escono in processione, prima la statua di S Giorgio e poi l'Arca Santa, e compiendo un percorso tradizionalmente sempre uguale, vengono portati nella Chiesa del Purgatorio, dove rimane l'Arca Santa. San Giorgio, da solo, prosegue sino alla chiesa di S.Tommaso dove rimane per la notte. I due simulacri rimangono così separati per una notte e per un giorno, a ricordo della prigionia inflitta al Santo durante il martirio. 
Il sabato San Giorgio riprende l'Arca Santa dalla chiesa del Purgatorio e assieme rientrano nella Chiesa Madre.

La domenica mattina, terzo e ultimo giorno dei festeggiamenti, dopo la solenne concelebrazione, vengono rimosse le custodie del portone centrale ed esposte all'ammirazione le sei scene del martirio del Santo, intagliate dallo scultore palermitano Vincenzo Fiorello nel 1793. 
Il pomeriggio la processione con il simulacro del Santo e con lArca Santa che lo segue, si svolge lungo le strade di Ibla accompagnata dalle Autorita' civili e da una gran folla. Arrivata nella piazza dinanzi alla Chiesa del Purgatorio le due statue vengono portate dentro la chiesa e all'uscita il simulacro di San Giorgio, portato a spalla viene fatto danzare a suon di musica, alzato in aria e gli si fa girare più volte la piazza , quasi come una presa di possesso dei luoghi. Questa antichissima tradizione si vuole far risalire a quando, dopo il terremoto, San Giorgio divenne Patrono dell'antico quartiere dei Sangiovannari, che comprendeva anche la chiesa coadiutrice del Purgatorio.

La statua del Santo, opera dello scultore palermitano Giuseppe Bagnasco, eseguita nel 1842, e' tutta di legno; pioppo e tiglio il corpo del Santo, il cavallo, e il drago; castagno e quercia la base e il baiardo su cui viene portato, per un peso complessivo di oltre 500 Kg. La corazza e l'elmo piumato sono di argento geminato d'oro come pure tutte le finiture del cavallo.

L'Arca Santa e' opera dell'argentiere palermitano Salvatore La Villa realizzata tra il 1804 e 1808, che sostituisce quella del palermitano Cipolla del 1700, e contiene un gran numero di reliquie, oltre a quelle del Santo Patrono. 
Spettacolari i fuochi che vengono accesi la domenica sulla scalinata della Chiesa, all'uscita e all'entrata della processione dinanzi ad una folla imponente con tantissime persone che arrivano anche dai paesi vicini e ai tanti turisti che ricorderanno per sempre questo grande spettacolo. 
Oltre alle due bande musicali che seguono i simulacri, Ibla offre molte manifestazioni collaterali, con mostre, concerti ed esibizioni di gruppi di artisti.