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Il Parco del Castello di Donnafugata

Ultima modifica 11 marzo 2018

Il parco del castello di Donnafugata a Ragusa può essere considerato uno dei pochi giardini storici di grande pregio tuttora esistenti in Sicilia. Purtroppo il processo di abbandono, iniziato gia' con la proprieta' della famiglia Arezzo/Testasecca, è continuato anche con la gestione pubblica, nonostante i segnali di buona volonta' dimostrati in questi anni. Questa sorta di vuoto di gestione va attribuito, piu' che ad una precisa volonta' politica, all'assenza generalizzata di "cultura paesaggistica" che caratterizza il nostro paese. Infatti, a distanza di quasi vent'anni dalla "Carta di Firenze" (1981), è difficile far passare il principio che un giardino è un "bene storico-artistico" e come tale va salvaguardato intervenendo solo con operazioni di restauro e ripristino. Nel nostro caso l'assenza di questa consapevolezza si è tradotta da un lato in una gestione superficiale del parco che lo ha privato delle piu' elementari operazioni di manutenzione ordinaria come le potature e le annaffiature di soccorso nei periodi di siccita', e dall'altra in interventi infelici, quali ad esempio la realizzazione di muretti a secco che hanno deturpato il disegno del parco, o l'uso di parte di esso a maneggio.

Le fonti storiche 
La ricerca non ha portato al ritrovamento di planimetrie di progetto. Le alterne vicende della famiglia Arezzo non hanno consentito di individuarne l'esistenza o in ogni caso, qualora siano state elaborate e non siano andate distrutte, di localizzare dove sono conservate; si può ipotizzare che, se qualche planimetria esiste, essa sia in possesso del ramo della famiglia Arezzo-Testasecca che risiede in Francia. 
In ogni caso siamo convinti che non ci sia stato un progettista incaricato del giardino, ma che i proprietari che si sono succeduti dalla meta' dell'ottocento ai primi del novecento (soprattutto il barone Corrado Arezzo De Spuches e il visconte Le strade) abbiano realizzato questo parco per fasi su loro stessa indicazione servendosi delle maestranze a disposizione. L'assetto finale, che possiamo far risalire ai primi del '900, ci appare secondo il gusto ottocentesco come sommatoria di stili, di forme, di manufatti, di elementi ripresi dai parchi visitati nei frequenti viaggi in Europa: vedi l'angolo dei cenotafi, citazione evidente dell'isola circolare dei pioppi di Roisseau ad Ermenonville o del richiamo di essa realizzato a Dessau-Worlitzer Gartenreich, o la stessa struttura del labirinto che ricalca pedissequamente la planimetria di Hampton Court.

Il rilievo 
La conoscenza dello stato di fatto è piuttosto approfondita grazie al rilievo condotto nel 1985 che oggi si colloca tra il documento storico e la situazione attuale poichè il processo di depauperamento del parco (privo in questi anni di una direzione scientifica e tecnica) ha fatto scomparire molti dei segnì che erano ben leggibili nel periodo in cui è stato condotto il rilievo. 
Vi è inoltre un recentissimo rilievo della vegetazione effettuato in occasione dell'elaborazione delle ipotesi di recupero. 
"Per quanto riguarda specificatamente il patrimonio vegetale, un termine di confronto attendibile è stato ricercato nella flora dei giardini e parchi siciliani fondati intorno alla meta' del secolo scorso. Si tratta di vari complessi pubblici e privati (Villa Giulia, Giardino inglese, Villa Garibaldi, Villa Travia, ecc., tutti di Palermo) che hanno fornito un modello di riferimento utile ad evidenziare vari caratteri di originalita' ancora presenti a Donnafugata. 
Fra tali giardini, è di particolare significato per la localizzazione geografica quello di Caltagirone che intorno al 1860 fu realizzato con piante provenienti dall'Orto botanico di Palermo...". L'ipotesi di possibili correlazioni tra il fondatore del castello di Donnafugata e la massima istituzione botanica siciliana trova una certa conferma nell'affresco raffigurante l'Orto Botanico di Palermo su una parete all'interno del palazzo.

Vegetazione ed elementi compositivi 
Il complesso di Donnafugata è stato oggetto di molti studi e ricerche nel corso di questi anni ma nessuno aveva mai fatto sino ad ora un censimento dettagliato della vegetazione presente nel parco. Infatti si è sempre posto attenzione ai manufatti senza tenere conto che il patrimonio vegetale è la cornice nobile di ogni elemento presente nel parco. 
Nel complesso la florula si presenta discretamente ricca ma il numero delle entità che la compongono è alquanto ridotto rispetto a quello degli altri giardini e parchi impiantati intorno alla metà dell'ottocento che mediamente superano le 150 specie anche nei casi di particolare degrado. Un'altra peculiarità del giardino è lo scarso numero di essenze esotiche introdotte nel Mediterraneo dalla fine del secolo scorso a oggi. Questa situazione va probabilmente riferita a un impoverimento progressivo mai compensato da cure e soprattutto da reimpianti. Si può dunque ipotizzare che il giardino, originariamente molto ricco e diversificato, sia stato gestito adeguatamente soltato nei primi decenni della sua esistenza. Nelle attuali condizioni le perdite dovute all'incuria ed altri fattori sono tali da non permettere di valutare, sia pure approssimativamente, l'originale consistenza. è tuttavia evidente che l'impianto di Donnafugata rientra pienamente nella tipologia del giardino ottocentesco siciliano e che la originaria consistenza deve essere stata considerevole sia per il numero delle essenze che per il numero di esemplari che ospitava. 
Qui vogliamo porre una descrizione inedita del parco attraverso la lettura attenta della distribuzione delle oltre 1500 piante presenti nel parco, utilizzando la suddivisione elaborata in occasione del progetto di recupero del parco, secondo le tre grandi zone omogenee: l'orto-frutteto, i giardini formali e i giardini informali. Ovviamente si tratta di una scansione di zone di comodo che aiutano a comprendere l'impianto del parco.

 

L'area più ampia è quella dell'orto che comprende l'agrumeto ed l'ortofrutteto:

L'agrumeto collocato nel settore più occidentale del giardino e del quale sopravvive qualche mandarino e limone, fino al rilievo del 1985 era intatto e manteneva l'antica orditura.

L'orto-frutteto. "E' stato così definito un settore a scarsa copertura arborea, caratterizzato dalla presenza di carrubi, olivi e mandorli, fisionomicamente simili alla campagna circostante. Una parte di quest'area veniva destinata all'allevamento delle api, una delle attività della regione iblea, la cui origine è molto remota. Nella parte a nord, infatti, si trovano i resti delle tettoie di protezione delle arnie, mentre tutto attorno abbondano il rosmarino e il timo. Ai bordi i questa area è collocata l'area dei cenotafi sottolineata da due semicerchi di cipressi." 
L'area che circonda il castello presenta una serie di "giardini formali", in modo coerente alla prassi che è prevalsa di solito nella storia dei giardini di realizzare a contatto con la villa le sistemazioni più geometriche e nelle parti periferiche quelle più informali.

Giardinetto di palme. "Si trova a contatto con l'ingresso ovest del parco ed occupa una superficie di forma quadrata, ai vertici della quale sono disposte quattro Phoenix canariensis, situate in altrettante aiuole triangolari bordate di rosmarino. All'interno dell'area quadrata è iscritto un anello, diviso in quattro spicchi, con un'aiuola circolare al centro. Sul lato interno di ognuno degli spicchi si trovano otto Phoenix dactylifera, di cui ne rimangono attualmente solo quattro." Limitrofo al giardinetto delle palme è ancora leggibile un'area sistemata geometricamente a forma rettangolare suddivisa in quattro aiuole, delimitate da siepe di bosso lungo il "viale del tramonto" e di rosmarino nelle altre parti

 

Parterre. Si trova in prossimità del castello, lungo la facciata nord. Dell'originario disegno d'inizio secolo, formato da stelle e mezze lune, non conserva più nulla, ed anche la superficie iniziale si è ridotta, limitandosi a due sole aiuole di forma rettangolare. All'interno del disordinato disegno, formato da siepi di rosmarino, si trovano delle fioriture di agapanto, narciso e giglio, di certo residui delle fioriture inserite nel parterre, come si presenta nelle foto dell'inizio del secolo e dalle quali è facilmente leggibile il disegno dove dominavano due esemplari di Araucaria heterophylla, scomparsi da tempo. 
Questo parterre (di certo voluto da Le strade e presente in una cartolina dell'epoca con la scritta " Jardins à la francaise") era attraversato nell'asse centrale da un percorso che portava ad un cancello ora chiuso che apriva questa parte del parco verso il paesaggio circostante. Nella parte superiore del parterre preesisteva un giardino formale dominato da due rombi non perfettamente simmetrici. Due fontanelle, tuttora presenti, ed un piccolo fabbricato nell'angolo nord-ovest del parterre, ormai scomparso, completavano l'assetto di quest'area ai primi del 900. Una seconda area con orditura geometrica si trova a nord-est della villa, è di forma quadrata ed è suddivisa in quartini. Come per il giardinetto di palme, nel quadrato è iscritta un'area di forma circolare. Dell'originaria bordura di rosmarino non resta più nulla, mentre tra le piante arboree rimangono solo alcuni esemplari di Casuarina verticillata, situati lungo il viale che conduce al castello. 
Vi è poi la terza zona che presenta le tradizionali forme del giardino paesaggistico sia per la distribuzione della vegetazione sia per le forme irregolari dei percorsi pedonali, dove sono distribuiti elementi architettonici diversi (coffee-house, tempietto, labirinto, grotte, laghetti ecc.), ma con la peculiare caratteristica di dialogare con una scansione metrica di una maglia regolare di viali che si intersecano tra loro sovrapponendosi alla configurazione naturalistica.

Il giardino inglese (così da noi definito per gli evidenti richiami al giardino paesaggistico "all'inglese"). Si tratta dell'area che comprende le grotte e il tempietto che sovrasta la collinetta. è l'area meglio mantenuta. Con la potatura di alcune unità vegetali ed il restauro delle grotte e del tempietto sarà fra le prime parti del parco a recuperare la configurazione che le antiche riproduzioni fotografiche ci mostrano.

Viale del tramonto. Questo viale che attraversa tutto il parco da ovest ad est era sottolineato ai lati con siepi di bosso, così come i vari riquadri di diverse forme che costeggiano questo viale erano definitì con siepi in prevalenza di bosso ed in qualche caso di alterno e rosmarino.

Il labirinto. Quest'area appare oggi fra le più abbandonate e desolate. Il restauro del labirinto, fra i pochi in muratura, ha ridato a questo manufatto la dignità che merita. All'interno di questo manufatto sopravvivevano piante volute dai proprietari (ad es. alcune varietà di rose) ma molte altre nate spontaneamente o introdotte casualmente. Da segnalare limitrofa al labirinto una vasca che riproduce la forma della Sicilia come riflessa in uno specchio.

La cisterna ed il grande lago. Quest'area, quando saranno resi accessibili tutti i camminamenti ed in particolare il belvedere che si affaccia sul grande lago offrirà una vista inedita dell'impianto vegetale e del paesaggio. Quest'area si caratterizza per esser frutto della sommatoria di "isolette verdi" dominati da una ricca vegetazione di Rhus viminalis. In quest'area è inserito un sedile con scherzo d'acqua.

Il viale della Coffee-house. Di questo viale esiste una foto particolarmente suggestiva, dove alberi di terza grandezza sistemati ai bordi del viale creano un gradevole percorso che dalla gradinata del palazzo porta alla coffee-house: Si può ipotizzare che si trattasse di filari di Photinia serrulata Lind. anche se testimonianze orali descrivono questo vialetto con piante molto simili all'Anagnis fetida. Ma di questi ricordi non esistono tracce o documenti. Mentre di certo alla base di questi alberi non c'era la siepe di bosso attuale che arriva sino alla coffee-house, ma vasi e altri tipi di siepi.

Area dei Ficus. In corrispondenza dell'ingresso laterale esiste un suggestivo filare di ficus, composto da esemplari che possono esser considerati più che centenari; purtroppo sia per la disposizione (troppo fitti), sia per l'età e sia anche per la mancanza di acqua e di suolo presentano una situazione fitopatologia preoccupante.

Le sedute circolari. A contatto con l'area precedente vicino e alla gradinata principale c'è una zona caratterizzata da quattro sedili in pietra posti in cerchio ai lati dei quali partono dei percorsi segnati da siepi di lavanda. Alle spalle dei sedili c'erano cespugli di mirto del quale è rimasto qualche esemplare.

Le bulbose. Tra il muro di cinta, l'area sopra descritta e il viale della coffee-house c'è un'area nella quale tuttora ci sono ampie tracce di bulbose, che erano coltivate in questo giardino secondo il gusto dell'epoca.

"Il bosco dei pini. Occupa un'ampia superficie a nord-est del giardino ed è costituita principalmente da Pinus halepenis e, nella parte più a nord, da alcuni esemplari di Pinus pinea. Un lungo filare di Cupressus macrocarpa, in pessime condizioni vegetative, fiancheggia il muro perimetrale, sino ad arrivare in prossimità dei cenotafi. L'area si presenta nel complesso molto intricata, anche per il rigoglio del piano arbustivo, costituito da Rhamnus alaternus, Viburnum tinus e Rhus viminalis, che è divenuto invadente in tutto il giardino. 
Questi a grandi linee gli elementi che compongono il parco di Donnafugata. Oggi appare opportuno e dindispensabile intervenire con operazioni urgenti e si spera che ritorni a breve al suo antico splendore con la sua vegetazione lussureggiante e nelle forme e nei modi che il barone Corrado Arezzo aveva voluto e realizzato."

Biagio Guccione e Giacometto Nicastro